30 settembre 2014

VACANZE - IN AEREO

Le vacanze sono finite da molto e io non ho avuto tempo, né voglia di scrivere per impregnarmi nella testa come le abbiamo affrontate quest'estate. Anche se tardi, è venuto il momento di farlo.
Estate di transizione, passaggio dal nido alla scuola dei grandi, spannolinamento. Periodo impegnativo.
Siamo volati in Sicilia.
Per preparalo al volo, qualche settimana prima della partenza l'ho accompagnato all'aeroporto e abbiamo osservato dalla terrazza del bar le operazioni di sbarco passeggeri e bagagli, rifornimento di carburante trasportato da un affascinante e grandissimo camion, nastri trasportatori, scalette mobili e carrelli che venivano sollevati per caricare i pasti.
Qualche giorno prima gli avevo comprato un piccolo libretto che illustra tutto ciò che avviene all'aeroporto e che lui, in parte, aveva giù avuto modo di vedere. La sera della partenza, al momento di uscire da casa, nella sua stupefacente innocenza chiede "ma è arrivato l'aereo?" :-)
L'avventura gli è piaciuta tanto. Nonostante l'attesa e il ritardo che ci ha permesso di salire a bordo alle 23, nonostante la recente e precaria autonomia con la pipì (e per la popò ci sarà un post a parte) e la stanchezza. Tra i sedili blue e gialli un'esclamazione di meraviglia gli è uscita da quella boccuccia a cuore "Wow mamma che grande!", abbiamo volato tra le nuvole e visto le luci notturne.
Chiaramente non ha dormito nemmeno un minuto. Atterrati all'una di notte, ha camminato tra mamma e papà, e soltanto dopo aver imboccato l'autostrada buia si è finalmente concesso di addormentarsi.

22 settembre 2014

Reazioni inaspettate

Non posso che essere orgogliosa del mio ometto, così determinato e consapevole.
Ieri ha comunicato a me e al papà che non avrebbe pianto più all’uscita da scuola e stamattina, finalmente, dopo una settimana un po’ difficile, è entrato nell’aula rossa sereno e risoluto e ha detto alla maestra “Io non piangerò più qua!” e così è stato anche quando i nonni timorosi e preoccupati dalla solita tragedia all’uscita, sono andati a prenderlo.
I primi giorni alla scuola dell’infanzia non sono andati lisci come prevedevo. Forte dell’esperienza nido e conoscendo il mio bambino come un tipetto vivace ed estremamente socievole con grandi e piccini, anche se sconosciuti, ero convinta che non avrebbe avuto nessun tipo di problema. Invece, il saluto la mattina, in quell’aula, è stato doloroso ogni giorno.
E’ incredibile quanto siano imprevedibili i bambini, quanto le loro reazioni siano spesso inaspettate e quanto ti colpiscano dritto dritto al cuore.
Inaspettata è stata anche la spontanea richiesta di scuse, arrivata ieri sera, dopo alcune ore dal misfatto, quando ormai eravamo passati oltre. “Mamma, scusa se ho fatto il cattivo”.

30 agosto 2014

Di Libri: Come si sente Giacomino?

I terrible twos, per noi, sembrano essersi spostati di un anno e sono diventati i terrible almost three!!!
Come scrivevo nel post precedente, i capricci sono quotidiani e infiniti e, inaspettatamente, mi è venuto in soccorso un libro preso in biblioteca qualche giorno fa.
 
Si tratta di: COME SI SENTE GIACOMINO?  
E' un bell'albo illustrato che ci accompagna attraverso i sentimenti e le emozioni di Giacomino.
 

Un bambino, esattamente come il piccolo lettore, che si sente travolto e stravolto da sensazioni sconosciute che lo innalzano al settimo cielo o lo fanno sentire pesante, come un grande cuore di pietra grigia.  
 
 
Mi piacciono le poetiche passeggiate di Giacomino sulle rosse orme di cuori, le immagini dei palloncini leggeri, che evocano i sentimenti belli e quelli che ti trascinano in basso, ad indicare le emozioni che spaventano e fanno male. Ci sono delle pagine che invitano i piccoli a riconoscere i sentimenti di Giacomino dalle sue espressioni; altrove, ogni palloncino-cuore riporta scritta un'emozione e al piccolo lettore viene chiesto di provare a ricordare quando si è sentito a quel modo l'ultima volta.
 
 
 Abbiamo scoperto le emozioni aprendo una scatola
 
e un bel baule con la chiave, ancora una volta a forma di cuore, ci aiuterà a capire come riconoscerle
 
 
 
La sfera delle emozioni di Giacomino è variegata come i colori di un arcobaleno.
Si sente felice,
contentissimo,
sereno,
triste,
assonnato,
disperato
ARRABBIATISSIMO
e in molti altri modi spesso, per i nostri piccoli, difficili da comprendere.
 
   
Questo bell'albo mi è stato utile a far comprendere al ballerino che quello che sente, gli sconvolgimenti emozionali che ha, sono normali e capitano a tutti, piccini e adulti.

COME SI SENTE GIACOMINO? di V. Costetti e M. Rinaldini ed. Esserci

 
 

26 agosto 2014

Cambiamenti ... e dolori

Stiamo attraversando un momento di grande cambiamento, il ballerino, noi genitori e anche i nonni, ai quali, ahimè, in questi infiniti giorni di mancanza del necessario supporto della scuola dell'infanzia, è affidato.
 
Una fase di importante formazione è finita.
Due indimenticabili anni di asilo nido lo hanno reso un ometto educato, socievole e rispettoso... per quanto un bimbo vivace possa riuscire ad essere. Alla soglia dei 3 anni è un bambino grande, fisicamente, nel suo metro tondo d'altezza, e cognitivamente. Ascoltarlo chiacchierare è sempre un intrattenimento delizioso, ma anche, a volte, esasperante, per la quantità di parole che proferisce senza sosta durante tutto il giorno.
In questo significativo periodo di passaggio il suddetto ometto è pervaso da conflitti e incertezze, che a volte cerco di comprendere, ma che spesso mettono a dura prova la mia e l'altrui pazienza.
 
Abbiamo da poco tolto il pannolino; ha finito di frequentare l'asilo in cui si era fatto "la compagnia" di amichetti e in cui aveva trovato nelle educatrici soprattutto, ma anche nella cuoca e nell'ausiliaria i suoi primi importanti punti di riferimento; dopo due settimane a stretto contatto con mamma e papà, si ritrova a trascorrere le giornate dai nonni perché i suoi genitori pare preferiscano trascorrere il loro tempo a lavorare piuttosto che stare con lui, e sa che a breve comincerà la scuola dell'infanzia, ma non capisce quando, non sa chi incontrerà, non sa cosa aspettarsi. Gli diciamo che è in vacanza, ma lui insiste che no, che era in vacanza quando siamo andati via con l'aeroplano in Sicilia, adesso è a casa, non è in vacanza!
 
Tutto questo credo, e spero, abbia contribuito a restituirci un nuovo esserino che si aggira urlante e prepotente per casa. Ogni giorno nuovi e lunghissimi capricci per le cose più insignificanti, ogni azione, anche la più pericolosa, deve essere eseguita in autonomia, ogni giorno ci si alza presto, non si fa più il sonnellino pomeridiano e si diventa esagitati e iperattivi e ogni sera da quella boccuccia esce una frasetta orribilmente lusinghiera "mamma vieni a dormire con me?" che implica una mamma semisdraiata in terra, curva con la schiena che subisce quella che sarà solo la prima di una serie di esplorazioni notturne tra i suoi capelli.
 

27 aprile 2014

Peppa Pig antitaliana?

 
Quando per la seconda volta ho sentito un genitore farmi notare che la versione originale di Peppa Pig in vacanza è uno sfottò agli italiani mi sono finalmente decisa ad indagare perché questa idea sbagliata fosse così diffusa. Avevo visto il dvd in originale molto prima che uscisse al cinema e non mi era sembrato affatto che ci fosse alcuna traccia di derisione nei confronti del nostro popolo.
 
Dopo aver letto due o tre articoli su internet al riguardo ho subito capito di cose si trattava. Chi avrebbe potuto diffondere in modo così ampio una notizia falsa? Tutti gli articoli fanno riferimento ad una puntata di Striscia la Notizia. Ovvio, chi se non un "tg satirico" che a parte qualche rara denuncia reale non fa altro che divulgare stupidaggini in modo nauseante e superficiale?
 
Ebbene, le accuse che si muovono nei confronti di quegli episodi riguardano il fatto che in Italia si parli italiano e non inglese (ma va'?), si sostiene che gli inglesi credano che nel nostro Paese non si sappia parlare lingue straniere; si accusano gli italiani di essere "gran maleducati e urlatori" perché durante un tragitto in auto la famiglia Pig, che guida contromano, viene salutata con epiteti caratteristici; si interpreta l'eccezionale e assurdo bagaglio che Mamma Pig porta in Italia come un mezzo di sussistenza per un Paese nel quale manchi tutto (vedi il telefono) e si sostiene che le poste funzionino talmente male tanto che la cartolina spedita dalle vacanze al pesciolino Goldie arriva a destinazione dopo il ritorno dei vacanzieri.
 
Sicuramente alcune di queste affermazioni sono vere. In effetti nel nostro Paese si parlano poco le lingue straniere, ma sicuramente nei luoghi turistici l'inglese è parlato diffusamente; è certamente vero che siamo un popolo "caloroso" ed espressivo; inutile negare che le poste non funzionino come dovrebbero ma da qua ad affermare con sicurezza che tutto ciò stia a significare una presa in giro per gli italiani, ce ne passa!
E' evidente che chi ha ideato questa notizia non conosce il cartone animato come chi lo segue giornalmente da anni e sa bene quali sono gli intenti educativi degli autori, tanto da capire che ai bambini è necessario far comprendere che negli altri Paesi si parla una lingua diversa dalla loro, che all'estero si guida in modo differente (e sicuramente noi, affezionati, sappiamo che il navigatore dell'auto a noleggio non è in inglese perché papà Pig non è in grado di selezionare la lingua) e che popoli di altre culture si possono comportare in modo diverso. Allo stesso modo, chi conosce la famiglia, sa che anche Mamma Pig è un po' strana e per avere tutto sotto controllo si porta non solo il telefono che forse in Italia potrebbe non esserci (????), ma anche un vaso di fiori, per esempio.
 
Al contrario di quanto si è detto nel servizio di Striscia la notizia, a mio parere questi episodi rappresentano omaggio al nostro Paese. Il poliziotto fa un'ottima figura, così come gli altri personaggi; il paesaggio risulta splendido e il solo fatto di aver deciso di ambientare la vacanza in Italia dovrebbe, in qualche misura, gratificarci.
 
Ecco, io non sono una fanatica dell'italianità, anzi, sono piuttosto esterofila, tuttavia, quando mi accorgo che media italiani, intenzionalmente, diffondono notizie di questo genere, mi infastidisco parecchio.
 
 
 
Photo:http://media.wired.it/uploads/599x337/201321/incontra_peppa_pig_al_wired_next_fest_9266.jpg

19 aprile 2014

Ricordando. L'arrivo che ci ha cambiato la vita.

 
Oh be’, proprio un bello scherzo mi ha giocato!
Fedele all’indolenza egli ultimi mesi di gravidanza in cui a parte il solito “programma di nuoto” che consisteva nel muovere un piedino ogni tante ore facendo impensierire mamma e papà al punto tale da andare a fare monitoraggi con una frequenza insospettabile, il piccolino ci ha messo un sacco di tempo prima di decidersi di affacciarsi al mondo.
Lo aspettavamo, come tutti i genitori, con ansia. Era in ritardo di due giorni quando ho deciso di seguire la procedura “beverone” con passeggiata, diffusa dalla storica ostetrica Teresa, che garantiva la buona riuscita in caso di ritardo. E così è stato.
Si stava prospettando una meravigliosa mattina di metà settembre quando con calma e tanto entusiasmo ci siamo messi in auto per raggiungere l’ospedale dove sono stata subito sottoposta all’ennesimo monitoraggio con quelle cinturone grigie che mi avrebbero abbracciato per tante, tante ore.
Le prime due o tre sono passate senza difficoltà, poi una sensazione sconosciuta, un dolore nuovo con cui fare la conoscenza mi ha tenuto compagnia per circa 7 ore di cui alcune trascorse nella mia stanza e le ultime in sala travaglio con il futuro papà che mi aiutava a respirare e tenere il ritmo durante le fasi acute, ma che riusciva egregiamente a ingannare il tempo giocando con l’iphone (eh sì! E tenete conto che potrebbe essere un nonno. Estremamente giovane, ma pur sempre nonno).
 
Finalmente il passaggio in sala parto, da cui mi aspettavo di uscire in poco tempo.
Due ore in sala a spingere e respirare non sono decisamente poco tempo.
Niente.
Il piccolo, che in questa fase non mi pareva affatto un ballerino, non voleva saperne.
Sopra la mia pancia ho visto alternarsi l’ostetrica corpulenta, la ginecologa mingherlina, il pediatra capellone e negli ultimi momenti la ginecologa che subentrava nel cambio turno.
E, infine, eccolo, con la sera mite di fine estate è arrivato lui, alle 22.23 di un giovedì, stesso giorno in cui sono nati mamma e papà.
Qualche istante di silenzio seguìto dal mio immediato e inutile allarme e poi l’esplosione di un pianto che annunciava la vita. E’ stato il papà, emozionato e bellissimo, che me l’ha portato, un piccolo batuffolo rosso con tanti capelli avvolto in un lenzuolino bianco. 
 
Da quel momento è stato amore. Infinito, immenso Amore.

 

14 aprile 2014

La fatica di essere genitori

E’ comunemente noto che essere genitori sia una gran fatica e lo è in ogni minuto, in ogni pensiero e in ogni età. Dal momento in cui si diventa mamma e papà, o in cui si deve rappresentare un punto di riferimento per l’educazione e la crescita di piccole vite, ci si sente obbligati, chi più chi meno, - ma se si vuole essere dei buoni esempi, l’obbligo è morale e sentito, - a dare, appunto, il buon esempio.

E’ necessario essere impeccabili perché ai nostri piccoli nulla sfugge. Eccoli proferire insolite parole o articolate frasi che, evidentemente, sono tuoi particolari modi di dire che ripeti senza accorgerti ed eccoli imitare quel comportamento sbagliato che solo pochissime volte ti hanno visto adottare. Ecco te stesso, capire e stupirti di come viene appreso il linguaggio (il mio background accademico mi rende più sensibile a questa parte dell’apprendimento) e al contempo sorprenderti nel conoscere te stesso più profondamente attraverso gli atteggiamenti e i racconti di tuo figlio.

La quotidianità diventa una fatica, non ti senti più padrone dei tuoi comportamenti sbagliati, come “svaccarti” sul divano con i piedi sul tavolino a mangiarti pizza e bere birra guardando un film, e allo stesso modo non ti senti libero di alzarti dal tavolo dopo pranzo per fumarti una sigaretta perché il piccolo è ancora lì che lentamente finisce il suo pasto giocando con la forchetta e gli animaletti raffigurati sul tovagliolo di carta e tu gli devi insegnare che non è buona educazione alzarsi da tavola mentre gli altri stanno finendo. E tu devi avere pazienza. Pazienza con i piccoli e con i grandi. Con tuo marito che il buon esempio lo vuol certamente dare anche lui, ma a volte ti sembra possa farlo solo a parole.

L’abnegazione di una mamma è infinitamente più grande di quella di un papà, generalmente parlando, chiaro. Una mamma scopre di avere una pazienza di cui era assolutamente ignara, scopre l’importanza di dare rigore e routine alla quotidianità anche se tutta la sua vita precedente (e nel mio caso è stata lunga) l’ha vissuta sulle nuvole e alla giornata, capisce che con i bambini la vita è totalmente diversa da quanto prima la poteva immaginare, pur immaginandola in anni di attesa ed essendo assolutamente pronta a fare la mamma.

La fatica, il cambiamento, l’impegno non si possono comprendere se questa esperienza non la si vive, niente è minimamente paragonabile allo sconvolgimento che i figli ti portano, ma ciò che ripaga di tutto è l’infinito amore, quello più grande, in assoluto, che possa esistere sulla faccia della Terra, quello per tuo figlio.


25 febbraio 2014

A teatro: L'isola che c'è

Due mesi fa scrivevo:

Siamo andati a teatro. Lo spettacolo era indicato per un pubblico dai 3 agli 8 anni.
Il ballerino di anni ne ha soltanto due e qualche mese, ma ci sono state delle occasioni fortuite nelle quali ho notato come fosse interessato a brevi spettacoli di artisti di strada o piccole recite con attori bambini, così ho deciso che, forse, sarebbe stato pronto anche per il teatro vero e proprio.
 
Con il ricciolino è molto efficace la comunicazione, raccontargli quello che ci apprestiamo a fare lo tranquillizza e sa che cosa deve aspettarsi. Certo, è strano perché benché parli tantissimo e capisca anche  molto di ciò che gli diciamo, non si sa mai fino a che punto recepisca le nostre parole.
Dopo avergli raccontato che si sarebbe seduto su una poltroncina rossa tutta per lui e che non avrebbe dovuto aver paura di quello che sarebbe successo che tanto mamma e papà erano lì accanto, un po' timorosi (noi genitori) abbiamo assistito allo spettacolo L'ISOLA CHE C'E'' del gruppo teatrale GLI ALCUNI.
 
E' stato uno spettacolo interattivo, come forse, lo sono la maggior parte di quelli per i bimbi, con una sola attrice sulla scena ad interpretare un personaggio di nome "Idea" e qualche burattino. Personaggi fantastici dai nomi simpatici, una maga cattiva e i nostri, Idea con i suoi amici Calzino Giallo e Blu Blu, impegnati a salvare il bambino Leovaldo. Ci sono stati canti e balli da fare insieme ai personaggi sul palco, suggerimenti che il festoso pubblico di bambini in platea dovevano dare a Idea.

Nel frattempo abbiamo assistito ad un altro spettacolo, un po' più difficile. L'interazione con il pubblico era assente, la storia difficile, ma la scenografia era ricca e allegra. Uno spettacolo, sicuramente indicato per bimbi più grandi dell'età di 2 anni e quasi mezzo.

Eppure...

Eppure, il ballerino, anche questa volta se n'è stato seduto e tranquillo tutto il tempo. A volte, chiaramente, si perdeva nella storia troppo astratta, ma la sua attenzione rimaneva concentrata da un particolare o l'altro, dai personaggi, dai loro costumi e dagli attrezzi di scena.

Per noi questa è una grandissima soddisfazione e ancora una volta mi sento di ribadire l'importanza di offrirgli nuovi stimoli, assecondando le sue inclinazioni. Credo che in questo modo potrà sviluppare una sua sensibilità e imparare a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni.

 

1 febbraio 2014

Progressi: dal nido alla scuola materna

Giorni fa sono stata alla presentazione della scuola materna in vista dell'iscrizione del ballerino a settembre e poco tempo prima all'incontro con le educatrici del nido.
 
Il nostro piccolo ometto sta crescendo, non c'è dubbio. Ce ne accorgiamo nelle piccole cose del quotidiano e lo abbiamo riscontrato durante il colloquio.
 
Loquace lo è sempre stato, ma ora è in grado di comunicare tutto quello che gli urge, nella sua lingua bislacca e fantastica. Conta fino a 12 dimenticandosi spesso del numero 1 e adeguando il suono di "undici" e "dodici" ad un ritmo fantasioso, ha imparato a riconoscere alcuni numeri alla lettura e chiede sempre di sapere cosa c'è scritto quando vede delle lettere. E' un bambino curioso che pone domande in continuazione e quando gli si risponde, anche se a volte non può capire, è soddisfatto. Forse perché gli si è data attenzione e lo si è trattato come un piccolo adulto senza supporre che una spiegazione fosse talmente difficile da non meritare di essergli illustrata.
 
Quando cominciò a camminare continuò a barcollare e cadere per molti mesi. Come tutti i bimbi correva senza guardare davanti, ma anche quando camminava veloce con lo sguardo nella giusta direzione, spesso inciampava. Adesso è sicuro di sé, molto agile anche quando si diverte con i giochi per i bambini più grandi: scivoli dalle scalette impervie, giostrine che richiedono di essere scalate o dalle quali saltare e via dicendo.
 
L'interesse per la lettura, che ho caldamente incentivato, è ormai assodato e di recente abbiamo introdotto dei nuovi amici per l'avvicinamento all'inglese. Oltre ad alcuni dvd, cd e libretti in inglese in cui spesso protagonista è l'amatissima Peppa Pig, abbiamo acquistato il dvd dei due simpatici dinocrock Hocus & Lotus.
 
Credo che siamo stati in grado di stimolare il ballerino nel modo giusto. Inizialmente una gran parte del "lavoro" è stata fatta da me (per questo ringrazio una straordinaria coincidenza di eventi che mi ha permesso di rimanere a lungo a casa con il piccolo), ma sempre più siamo convinti che la scelta dell'asilo nido (o forse di quell'asilo nido) sia stata la scelta migliore per il benessere e il futuro del nostro piccolo. Oltre all'aver appreso le regole del vivere comune e ad essersi già creato il suo gruppo di amichetti, gli è stata offerta la possibilità di svolgere tante attività interessanti ed edificanti. Anche per questo motivo devo ammettere, la visita alla scuola materna mi ha lasciata un po' perplessa per l'apparente assenza di attività e stimoli diversi. Spero di sbagliarmi e non giudicherò solo da un'unica visita, mi auguro però sia un'esperienza altrettanto formativa.