27 maggio 2013

Di sfighe e sfighette

Soprattutto di denari che se ne vanno ingiustificatamente e inaspettatamente.
 
 
Vivere in un condominio, anche se non ha la parvenza di un edificio alto e "chiuso" ma è circondato dal verde di un giardinetto privato, anche se tutti gli ingressi sono indipendenti tanto da farti pensare di vivere in delle piccole casette a schiera, anche se i vicini non sono invadenti ma presenti in modo discreto e gioioso, be' significa pur sempre vivere in una comunità corresponsabile nei confronti della società civile e delle norme vigenti. Ed è così che oltre alle solite spese comuni previste, qualche mese fa ci siamo trovati ad affrontare un bel millino (di euro!!) per bonificare delle cisterne di gasolio esterne, non più a norma... Si, si, il palazzo non è proprio di recente costruzione.
 
Poi succede che tornando da Vienna ti si accende una spia nel cruscotto della macchina e dopo qualche chilometro te ne si accende un'altra. Il responso dice che non c'è nulla di grave, ma l'auto è dovuta rimanere in assistenza per una settimana intera, noi arrangiarci con bici e trasbordo del seggiolino da una macchina all'altra e.... un altro bel millino (di euro!!!)
 
E last but not least, ciliegina sulla torta, perfetta conclusione di un periodo di sfighe, dopo due anni e mezzo spunta l'ombra nera del nostro vecchio appartamento in affitto. Tanto bellino, tanto carino, in cui siamo stati tanto bene, ma che ahimè, è stato, dopo di noi, abitato da una megera dalle sembianze umane e persino docili. Tale amena persona, a quanto pare, si è riscaldata e ha cucinato alle nostre spalle ben 400 euro di metricubi di gas, senza avere il minimo scrupolo di avvisarci che nel frattempo stavano arrivando a quell'indirizzo fatture che rimanevano insolute a causa di una disdetta (la nostra) che non si sa bene per quale arcano motivo non era mai avvenuta. 
 
Ah, e per concludere con ottimismo, sabato sera il papà del ballerino è stato testimone nonché persona leggermente coinvolta in un incidente stradale in cui fortunatamente nessuno si è fatto male sul serio, tranne le due auto direttamente incidentate e la nostra piccola macchina di "servizio" che ha subìto una bella rifilata su tutto il lato sinistro.
 
Credo di non dover aggiungere altro... lo spero!
 
 

19 maggio 2013

Ultimamente le mie giornate

 
Si be', diciamo pure che devo ancora prendere il ritmo, diciamo che non ero più abituata ad uscire di casa ogni mattina così presto e stare fuori di casa tutte le mattine per un determinato numero di ore, dovendo programmare ogni singolo minuto del mio tempo avanzato a quella nobile attività che dà (o dovrebbe dare) dignità e sussistenza all'essere umano, ma il ritorno alla routine lavorativa non è stato affatto facile.
 
Prima di avere figli stavo fuori di casa tutto il giorno e di ritorno, a volte, mi fermavo a far la spesa o a bere un aperitivo rincasando anche piuttosto tardi. Le pulizie erano solitamente riservate al sabato mattina e la necessità di far andare la lavatrice era molto, molto minore, quindi, anche quella era relegata al solo weekend.
 
Ora, la sveglia è necessariamente anticipata per permettermi illudermi di avere un minuscolo vantaggio sul ballerino in modo da poter espletare le urgenti necessità mattutine in solitudine e al contempo di fargli fare colazione con calma, prevedendo e prevenendo eventuali capricci.
 
La mia giornata lavorativa è molto più breve di quanto non lo sia mai stata. E per fortuna!
Poco prima delle 15 riesco ad essere fuori dall'ufficio, ma è proprio in questo prezioso e brevissimo lasso di tempo, fino alle 16, momento in cui devo ritirare il piccolo dal nido, che mi trovo a dover concentrare tutto ciò che devo fare in una giornata.
E allora corri dall'amica per fare l'ordine per i vestitini del piccolo, dalla parrucchiera per quel taglio in velocità che non mi fa più sentire una sfigata con i capelli troppo lunghi per essere corti e troppo corti per essere lunghi, telefona in officina per vedere se hanno sistemato l'auto, fatti una roba rapida da mangiare mentre ricevi l'amica per il caffè e gli ultimi aggiornamenti, stendi i panni, o cambiati le scarpe completamente bagnate perché la mattina non ti sei accorta che stava per arrivare un diluvio universale e le uniche scarpe che avevi a portata di mano e che stessero bene con la mise scelta erano un paio di leggerissime ballerine color pesca....
 
E poi affrettati a prendere il piccolo e sii pronta ad assecondare la sua instancabile energia ed esuberanza confidando che il suo papà non debba a sua volta correre di qua e di là per altre incombenze e possa arrivare presto a casa mentre tu ricominci a organizzare lavatrici, cambi per l'asilo e panni da stirare. Per fortuna, molto spesso, alla cena ci pensa lui.
 
Questa settimana è stata davvero pesante, mi sono spesso addormentata alle 21 mentre il papà metteva a letto il piccolo.
Si lo so, è dura per tutte le mamme, e io ne ho solo uno!!!

12 maggio 2013

Prima settimana di nido full time

E' finita la prima settimana intera di frequentazione full time del nido.
 
Se i primi giorni, giovedì e venerdì della scorsa settimana, la nanna con gli amici e la merenda del pomeriggio tutti insieme sono stati una piacevole sorpresa, da lui forse interpretata come una tappa di crescita e un atto di autonomia, ora la realtà della mancanza della mamma si è fatta sentire più marcatamente.
 
Prima, il ballerino trascorreva poche ore lontano da me e per il resto della giornata gli era solitamente concessa tutta la mia attenzione, adesso ben 8 ore della sua quotidianità sono appannaggio di altre persone adulte e tanti consolidati amichetti.
Le educatrici gli cambiano il pannolino più spesso di quanto faccia io, conoscono le sue  modalità di addormentamento e nanna che sono addirittura diverse e più efficaci al nido di quanto lo siano a casa, capiscono il suo linguaggio esattamente come me.
E' ingiustificato, lo so, ma mi sembra che quel tempo prezioso dovesse di diritto continuare ad essere per me...
 
Ogni mattina di questa settimana l'ho lasciato piangente e, fortunatamente, l'ho recuperato sereno, ma prevedibilmente in debito di contatto e vicinanza.
Ogni mattina l'educatrice ha dovuto staccarmelo dalle braccia e dargli una razione in più di coccole provvidenziali che lo hanno rassicurato e aiutato a trascorrere la giornata al nido allegramente, come sempre.
 
Dal momento in cui arrivavamo a casa, tuttavia, la sua vocina piagnucolava "braccio" e pazientemente lo accoglievo tra le mie braccia e me lo tenevo stretto al fianco mentre sbrigavo le faccende più urgenti, o me lo sedevo sulle ginocchia mentre guardavamo i cartoni o leggevamo un libretto.
 
Il debito d'amore e vicinanza non è solo il suo. Non perdo occasione per stringerlo e baciarlo e, a volte, non attendo nemmeno il minimo rumorino notturno per portarlo nel lettone, ma giustifico la nostra voglia di averlo con noi con il periodo di cambiamento che sta attraversando e il bisogno di rassicurazione che, povero cucciolo, deve avere.
 
Non mi pongo domande sulla mia condotta, non mi preoccupo di essere troppo affettuosa, né mi chiedo se stia facendo bene o male. So che quello che faccio è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento. 

7 maggio 2013

Osservo - innamoramento

Pausa pranzo in un piccolo bar di fronte all'ufficio.
Un bancone a semicerchio che occupa la gran parte del locale e pochi tavolini davanti alle vetrate. Mi siedo al banco.
 
Il bar è gestito da una coppia,  Un ragazzo uomo corpulento con due piccoli occhietti azzurri e una camicia oversize che aderisce alla pancia come se fosse un miniabito pre-maman e la sua ragazza, più giovane, non magra, non grassa, ben proporzionata con un viso fresco e i capelli corti fin sotto le orecchie. La frangia è dolcemente raccolta a scoprire la fronte graziosa.
Lei è straniera, lo si percepisce appena, perché parla un buon italiano ma ha un leggero accento dell'est, Lui è gioviale e attento.
 
Cominciamo a chiacchierare e Lei, forse inconsciamente, quasi impercettibilmente, segna il territorio. Mi informa casualmente sul loro ménage familiare: il lavoro in famiglia, il talento di Lui in cucina quando le prepara la cena...
 
Quando alcuni clienti se ne vanno e il bar rimane quasi vuoto riesco ad approfondire la relazione tra i due e capisco che stanno insieme da poco. Colgo gli sguardi esclusivi che si lanciano, come se intorno a loro ci fosse il nulla, noto come si sfiorano con le mani e ascolto quello che dicono ad una cliente abituale, davanti alla quale, si concedono battute che esplodono la confidenza intima che si è creata tra loro.
 
Come quando, innamorati da poco, si ha un desiderio inconfessabile di comunicare al mondo intero quanto si è felici! 

3 maggio 2013

Cambiamenti nella quotidianità

Due giorni. Sono due giorni che il ballerino trascorre otto, lunghe ore al nido e che io ho iniziato a lavorare.
I nostri ritmi sono cambiati di poco. La mattina, ci svegliamo solo mezzora prima, ma la mia testa è occupata da mille pensieri e preoccupazioni, l'occorrente per la sua giornata, le cose per la mia, l'organizzazione per le esigenze del pomeriggio.
 
Fino a pochi giorni fa il ballerino veniva consegnato alle educatrici poco prima delle nove e intorno all'una lo andavo a prendere. Ora si ferma il doppio del tempo.
Ma va bene. E' contento. All'una non si prepara più ad aspettarmi, si dirige serenamente verso il suo lettino nella stanzetta della nanna. Del resto mi avevano detto che era sempre stato interessato al momento del  riposo pomeridiano. Anche prima, seguiva i bimbi che andavano a dormire, voleva svestirsi e rimanere con loro.
 
A casa, addormentarlo dopo l'asilo era un rito lungo, con richieste di coccole e latte.
Al nido è risultato essere più facile. Per la prima nanna ha avuto bisogno dell'affetto dell'educatrice, ma già oggi si è addormentato da solo abbracciando la sua paperetta.
Dopo la nanna, una merendina preparata dalla cuoca e un po' di balletti e musica prima dell'arrivo dei genitori.
 
La frequenza prolungata non sembra dispiacergli affatto!
 
Per quanto mi riguarda, da quello che ho potuto capire in questi due giorni, il lavoro che mi è stato affidato non è male, poter andarsene alle 14.30 sapendo di aver concluso la propria giornata è per me un evento inusuale e meraviglioso. Vedremo come andrà. Al momento non sono affatto pentita della mia scelta.

1 maggio 2013

Scelte


Questa volta ho scelto con il cuore.
Non sono stata lungimirante, non ho pensato concretamente al futuro, ma soltanto al presente condiviso con la mia famiglia e alla mia serenità di mamma e donna.
 
Ho optato per un LSU in un ente pubblico, con orari flessibili e gestibili, in un ambiente apparentemente rilassato. Ho subito l'attrazione dell'ora di libertà quotidiana, prima di andare a prendere il ballerino al nido, per poter caricare una  lavatrice, aspirare la polvere, fare un po' di spesa o semplicemente bere un caffè con un'amica.
Questa volta sì, ho preferito l'incertezza del futuro. Perché questi LSU non si possono trasformare in lavori a tempo indeterminato. E' impossibile, finito il periodo di cassa integrazione o mobilità, finisce anche il lavoro socialmente utile. E stop!
 
Ho rinunciato ad un tempo determinato con possibilità futura di assunzione in un'azienda vinicola, immersa nelle colline, begli uffici, familiare.
Commercializzare vino, prosciutto o ovetti di cioccolata non è certo come occuparsi di viti e bulloni o elettromedicali... che, per la cronaca, sono tutti prodotti che trattavano le aziende nelle quali ho lavorato in passato.
Ho deciso che non importa se non avrò la possibilità di utilizzare le lingue per il mio lavoro, perderò dimestichezza, si sa, le lingue si dimenticano con la poca pratica. Ho deciso che nel mio campo ho già imparato tanto e tutto quello che ancora c'è da imparare non credo sia più interessante per me.

Ho deciso per la famiglia, ma ho anche deciso di lavorare in un ambito diverso e di imparare logiche e dinamiche che mi sono sconosciute.