Solitamente non mi dispiace l'inverno. Amo l'alternarsi delle diverse stagioni, il rifiorire della vita in tutte le sue splendide sfumature di colori, il mare, i vestiti leggeri e le serate all'aperto, gli splendidi paesaggi autunnali e il freddo che mi evoca intimità, ricordi di vacanze sugli sci con bandierine Williams e balli in baita, la città, il movimento.
Devo ammettere tuttavia, che mai un inverno mi è apparso così infinito.
Stare a casa con un bambino ammalato è un'esperienza estenuante, soprattutto se suddetto bimbo non è precisamente ammalato, ma ha una febbre leggera che viene e va, tanto da illudermi di essere guarito per poi ripiombare nel vortice di tachipirina, sciroppi omeopatici per la tosse che non servono a nulla, sporadiche torture al nasino del malcapitato ballerino a mezzo di spruzzate di soluzione fisiologica e pompette aspiramoccolo... e notti insonni, con il piccolo che tossisce direttamente nelle mie narici rendendomi debole e cagionevole come non mi accadeva da anni. Il risultato è una tosse perenne e un raffreddore fastidiosissimo che non mi abbandonano.
Estenuante, davvero.
Be', come si dice dalle mie parti: che butti presto primavera!
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