20 febbraio 2013

Un inverno lunghissimo

Solitamente non mi dispiace l'inverno. Amo l'alternarsi delle diverse stagioni, il rifiorire della vita in tutte le sue splendide sfumature di colori, il mare, i vestiti leggeri e le serate all'aperto, gli splendidi paesaggi autunnali e il freddo che mi evoca intimità, ricordi di vacanze sugli sci con bandierine Williams e balli in baita, la città, il movimento
Devo ammettere tuttavia, che mai un inverno mi è apparso così infinito.
 
Stare a casa con un bambino ammalato è un'esperienza estenuante, soprattutto se suddetto bimbo non è precisamente ammalato, ma ha una febbre leggera che viene e va, tanto da illudermi di essere guarito per poi ripiombare nel vortice di tachipirina, sciroppi omeopatici per la tosse che non servono a nulla, sporadiche torture al nasino del malcapitato ballerino a mezzo di spruzzate di soluzione fisiologica e pompette aspiramoccolo... e notti insonni, con il piccolo che tossisce direttamente nelle mie narici rendendomi debole e cagionevole come non mi accadeva da anni. Il risultato è una tosse perenne e un raffreddore fastidiosissimo che non mi abbandonano.
Estenuante, davvero.
 
 
 
E poi, chiaro che il piccolo voglia fare altrettanto e infili i suoi ditini con le unghiette spigolose (che per quanto cerchi di tagliare o limare non ottengono mai una forma sufficientemente arrotondata) nel naso di mammina e a volte pure nelle orecchie se capitano a tiro. Come glielo spiego io che no, lui non lo deve fare, ma io invece sì, che lo faccio per il suo bene, per pulirgli in nasino per respirare meglio, eh? Come può arrendersi alla mia autorità genitoriale visto che nella sua generosità e bontà d'animo vuole essere d'aiuto? E? Come si fa?...
 
Be', come si dice dalle mie parti: che butti presto primavera!

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