19 aprile 2014

Ricordando. L'arrivo che ci ha cambiato la vita.

 
Oh be’, proprio un bello scherzo mi ha giocato!
Fedele all’indolenza egli ultimi mesi di gravidanza in cui a parte il solito “programma di nuoto” che consisteva nel muovere un piedino ogni tante ore facendo impensierire mamma e papà al punto tale da andare a fare monitoraggi con una frequenza insospettabile, il piccolino ci ha messo un sacco di tempo prima di decidersi di affacciarsi al mondo.
Lo aspettavamo, come tutti i genitori, con ansia. Era in ritardo di due giorni quando ho deciso di seguire la procedura “beverone” con passeggiata, diffusa dalla storica ostetrica Teresa, che garantiva la buona riuscita in caso di ritardo. E così è stato.
Si stava prospettando una meravigliosa mattina di metà settembre quando con calma e tanto entusiasmo ci siamo messi in auto per raggiungere l’ospedale dove sono stata subito sottoposta all’ennesimo monitoraggio con quelle cinturone grigie che mi avrebbero abbracciato per tante, tante ore.
Le prime due o tre sono passate senza difficoltà, poi una sensazione sconosciuta, un dolore nuovo con cui fare la conoscenza mi ha tenuto compagnia per circa 7 ore di cui alcune trascorse nella mia stanza e le ultime in sala travaglio con il futuro papà che mi aiutava a respirare e tenere il ritmo durante le fasi acute, ma che riusciva egregiamente a ingannare il tempo giocando con l’iphone (eh sì! E tenete conto che potrebbe essere un nonno. Estremamente giovane, ma pur sempre nonno).
 
Finalmente il passaggio in sala parto, da cui mi aspettavo di uscire in poco tempo.
Due ore in sala a spingere e respirare non sono decisamente poco tempo.
Niente.
Il piccolo, che in questa fase non mi pareva affatto un ballerino, non voleva saperne.
Sopra la mia pancia ho visto alternarsi l’ostetrica corpulenta, la ginecologa mingherlina, il pediatra capellone e negli ultimi momenti la ginecologa che subentrava nel cambio turno.
E, infine, eccolo, con la sera mite di fine estate è arrivato lui, alle 22.23 di un giovedì, stesso giorno in cui sono nati mamma e papà.
Qualche istante di silenzio seguìto dal mio immediato e inutile allarme e poi l’esplosione di un pianto che annunciava la vita. E’ stato il papà, emozionato e bellissimo, che me l’ha portato, un piccolo batuffolo rosso con tanti capelli avvolto in un lenzuolino bianco. 
 
Da quel momento è stato amore. Infinito, immenso Amore.

 

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